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Oddio cosi mi sento in imbarazzo! Sono arrivata a casa, mi sono diretta in camera, ho acceso il computer, mi sono messa il pigiama e fiondata sotto le coperte ha leggere questo racconto in segreto da tutti (mi sentivo davvero onorata!) Bè in una sola parola?! UNICO; davvero è semplicemente fantastico e divertente, mentre lo leggi sembra di entrare nel racconto, di vivere quei momenti e quelle emozioni con voi, di esservi accanto. FANTASTICO...
... Grazie mille un Bacio :). Giulia.
Inizia, ci siamo tutti alla partenza, il primo turno spetta a noi, al Van 1 ed il primo è il Nando. Parte e ci sono tutti i presupposti per una partenza ponderata, calcolata da lui stesso laureato in economia; precisa, costante e continua, ma poi quando lo starter spara … tutto va in mona ed anche lui perché parte come Ben Johnson durante i Campionati mondiali del 1987 a Roma, quando batte Lewis nei 100 metri, ottenendo il record del mondo con il tempo di 9,83. Ecco, lo sfogo dura 100 cortissimi metri. Quando lo raggiungiamo con l’auto più che Ben Johnson ci sembra “L’urlo di Munch”. La partenza inganna perché è in discesa e tradisce, ve lo assicura il Nando, più della salita, se gli si aggiunge poi il godere dello ius primae noctis, cioè il diritto e l’entusiasmo di essere il primo a partire in una gara del genere, il risultato è come aggiungere Nitro alla Glicerina. Fa niente, in qualche modo arriva, e la nostra preoccupazione è per le altre due tappe che deve ancora fare. Ma ora è il momento del Palla e non dobbiamo pensare ad altro. Cambio del testimone e parte, Nando docet, a basso profilo, arriva che sembra uscito da un centro benessere, si un po’ rosso, ma bello rilassato.
Figura 3 Federico e Fabrizio al cambio, impeccabili.
Cambio, ma c’è una modifica (fuori regolamento), toccherebbe a Russell Crowe, ma l’impavido Pat Garret lo sostituisce per cedergli la propria tappa più blanda, parte bene e si mantiene, è fluido come l’acqua e vola leggero come una foglia … Arriva l’imbrunire e tocca irregolarmente a Russell Crowe che si spreme come un limone all’AMIA, perché è la matricola del team e perché ha ricevuto in dono dal Pat una tappa umana.
Mi porta il testimone ed io parto già con le lucette accese, la highway è dritta, larghissima con saliscendi lunghissimi, non ho problemi di visibilità. Ascolto le mie gambe per capire che media tenere per riuscire ad essere costante ora per i dieci chilometri su e giù, dopo per il piattone di altri dieci e per la “Cola” (salita) dell’ultima mia tappa di domani. Percorro cinque chilometri e c’è una deviazione solo per noi corridori, le auto continuano su quello stradone grande come il Po. Imbocco una strada secondaria in leggera salita in mezzo al bosco, asfaltata ma sperduta. Buio pesto corro e sudo, c’è freddo e non vedo niente e nessuno. Spingo, ma con prudenza perché non so dove metto i piedi. Sono in mezzo alla carreggiata perché la strada è chiusa al traffico. Sento il motore di un’auto, mi sposto sulla sinistra, e “Vaiiii Simoneeee daiiii” mi giro e sono affiancato dalle nostre mitiche accompagnatrici (per favore, no accezioni strane).
Figura 4 Giulia, la nostra Fan numero uno, in una Haka per noi.
Vedo una lucetta a mo’ di lumino da cimitero, è un podista. Un podista, mi rincuoro. La luce va a destra e poi a sinistra, mi acciglio e capisco che sta barcollando, è in crisi. Lo supero “hi take care” e dopo una rampa faccio una curva e vedo luci da stadio e sono arrivato. Notte fonda, passo il testimone a Mirio che parte bene. Ho freddo. Nando ed il Pat mi accompagnano all’auto … che non c’è. L’auto non si sa dove sia, mi sto ghiacciando, mi danno una coperta termica ed io mi rannicchio come un riccio, no … no, questo può compromettere tutto. Siamo nel buio pesto perché ci siamo spostati dalla ressa per trovare l’auto come da accordo, invece c’è stata un’incomprensione. Io sto zitto e bagnato non ce l’ho con nessuno, rimango concentrato sulla mia termoregolazione e basta.
Eccoli, che bello, salgo, il Nando se la prende con qualcuno, c’è un po’ di tensione, ciò nondimeno siamo troppo compatti e lo screzio dura un attimo. Del resto riuscire a trovarsi in mezzo ad un mare di persone nel buio della notte non può esser facile, non è colpa di nessuno.
Ci rechiamo al punto di cambio successivo, dobbiamo esser rapidi perché li ci sarà il cambio con il Van 2, proseguiranno loro per i circa sessanta chilometri seguenti. Bello, avremo circa quattro ore per rifocillarci e riposarci. Arriva il costante Mirio ed il nostro Van può sganciarsi. Senza troppi Bon Ton, mentre l’ultimo arrivato si cambia le vesti ci avventiamo sul nostro piccolo granaio: cibo. Abbiamo qualche dubbio sulle risorse, noi abbiamo speso settanta dollari per uvetta passa, frutta secca, banane e del pane con prosciutto e formaggio; il Van 2 invece ha fatto un investimento: duecentocinquanta dollari! Hanno di tutto, anche gli hamburger. C’è freddo e buio, ci guardiamo, dobbiamo trovare un posto per dormire vicino a Portland per essere pronti quando toccherà nuovamente a noi. Portland, Portland …
“e se andassimo in hotel?”
non so chi lo ha detto, io ero ancora intirizzito e so solo che assieme ad altri ho risposto:
“Siiiiiiii, fantastico”.
Dopo i primi tentennamenti per provare ad ascoltare le coscienze avverse:
“ è eticamente poco corretto”,
“però, doccetta e un’oretta di letto ad una piazza e mezza…”
”Dai, daiii andiamo al hotel Conny (l’autista)”.
Meraviglioso! Entro in camera e saluto Giacomo che mi guarda come un alieno, il figlio del Palla che è venuto a far da balia al mio bambino. Riempio la vasca, e mi rilasso, esco dopo quarantadue minuti e centonovantacinque secondi. Mi infilo nel letto col mio Carlo, mi addormento, mi telefonano in camera, mi rotolo giù dalle scale e mi presento con il muso stropicciato, borsa della corsa e cuscino. Salgo sul Van, profuma di mughetto. Fantastico. Non oso pensare agli altri furgoni dopo che sei persone fanno uno, due, tre turni di corsa. Noi invece belli e profumati, qualcuno si è fatto anche la barba … roba da mati.
Andiamo dai, dobbiamo farci trovare pronti, sentiamo gli altri come sono messi..
“Russell tieni chiamali col walkie … “
“Van1 a Van2, Van1 a Van2 rispondete….”
“…” silenzio.
“Van1 a Van2, Van1 a Van2 rispondete….”
“…” silenzio.
Nando: “eto schissà el boton?”
Russell: “lo schizzà, lo schizzà … ciocaro (esclamazione della bassa veronese)”
Nando: “bisogna che te schisse el botton se te vol che i te senta”
Russell: “te gò dito le gò schizzà … ciocaro”
Nando: “dame qua … Van1 a Van2
Van2: “Van1 vi sentiamo forte e chiaro” ”
– c’è da dire che nel frattempo, ad insaputa di Russell, ci eravamo avvicinati al Van2, ed iniziava ad esserci ricezione … altra annotazione è che da questo momento Russell cambia nome e diventa Ciocaro-
-“Ciao Butei, com’ela?”
-“problemi, Ale el gà el scurieto (dissenteria)!”
-“Nooooooooooo”
-“La tappa prima l’ha chiusa. Vediamo se si riprende per la seconda”
-“Altrimenti?”
-“Giorgio, la farà lui”
-“ne fa quattro? Son tante, e se poi Ale non si riprende nemmeno per la sua terza ed ultima tappa”
-“quella dovrete farla voi!”
-“….” Silenzio.
Figura 5 Conny la Chauffeur del Van 1 |
Ci stacchiamo di nuovo da loro per raggiungere il punto dove ripartiremo noi, ci sono circa 50 chilometri da fare col Van, Conny è stanca e fa guidare il Nando che è bello sveglio perché sarà lui il primo a ripartire. 50 chilometri su queste highway tradotti in tempo sono circa una mezzoretta, ma il Nando, per carità col buio ed un po’ di nebbiolina, gira per tutto il nord America, ci fa addormentare tutti e rischia di arrivar tardi all’appuntamento.
Ci ritroviamo con gli altri. Ale sta meglio quindi ci rincuoriamo. Nuovamente inizia tutto, attendiamo l’ultimo staffettista del Van 2 per partire noi, tutto perfetto a parte che nella notte in zona industriale io guardo i corridori passare ed invece i miei amici disperati mi stanno aspettando col motore acceso … az.
Nando parte, sfinito ma tiene, bravo, non so come riesca ma ce la fa. Cambio tocca al Palla che si guadagna una contrattura, del resto non era neancora caldo, la prima tappa l’ha fatta passeggiando (dai scherzo Ballnear!). Lo massaggio io spacciandomi per massoterapista, e serve perché sta meglio. Si susseguono gli altri. Uno si cambia, l’altro si prepara, uno continua a dormire mentre un altro è in coda per andare in bagno … tocca a me.
Via, c’è quasi buio, siamo dietro un supermarket, parto in direzione opposta, mi fermano e mi dicono “nooo, there”. Parto, volto l’angolo e c’è un problema. Nel piattone, dove volevo fare il tempone c’è il vento contrario, ci stiamo avvicinando al mare “è per quello” mi dico. Devo perdere il meno possibile, la tabella di marcia dev’esser rispettata altrimenti si arriva tardi, si accumulano i tempi e non ci si riesce più a trovare nei cambi. Arrivo, e tutto ricomincia, ma il mio pensiero vero va’ all’ultima mia tappa, ci sarà una salita importante ed io ho dichiarato un tempo proibitivo, non ridete: 4’.30” al chilometro. Dato il testimone a Mirio lo aspettiamo in una radura per l’ultimo con gli altri del Van 2.
Siamo su un altopiano ed è quasi l’alba, il termometro è stabile sui 5° celsius, freddo. Riposiamo, beviamo la brodaglia che porta il nome dei nostri Illy, Pellini, Mocarabia etc. un caffè insomma, ma che di caffè ha solo il nome, anzi nemmeno quello volendo perché si chiama coffee.
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Figura 6 Francesco provato dopo l'arrivo della sua seconda durissima tappa. |
Tocca agli altri dai, ogni tanto li sentiamo per telefono e tutto è ok, anche Ale, bene. Ricominciamo noi, Nando fa sforzi sovraumani e tiene, il Palla ne ha da vendere, ma Ciocaro “el mola la massella” e reduce dalle due prestazioni arranca con la fatica ed il caldo. Sembra strano ma abbassandoci come altitudine e alzandosi il sole la temperatura ora tocca i 30° celsius. Ciocaro molla, arriva al cambio con due minuti di ritardo, tutti disperati perché il nostro obbiettivo è di portare a termine l’intera gara in ventiquattro ore, avevamo margine, ma gli altri ci hanno appesantiti di un bel po’ di minuti per quel problema di Ale e noi ora volevamo e stavamo recuperando, non ci voleva. Parte il Pat e recupera su un percorso disegnato per lui. Porca miseria ora tocca a me, e già sono teso per il percorso non adatto alle mie povere caratteristiche ed in più sono investito di responsabilità … noooo! Parto, il Pat mi da il testimone e mi dice qualcosa, non capisco perché sono già nella bolla, ma quella parola indecifrata entra e mi da carica e svago perché poi ci penso:”cosa mi avrà detto?” parto. Un falso piano mi aiuta nel riprender a far girare le gambe, c’è un sole forte, secco di un cielo terso. Inizia la salita e con essa anche il bosco, ombra fresca. Refrigerio, un brivido mi pervade, vedo davanti a me un avversario, o meglio un corridore, lo punto e dove avrei dovuto rallentare perché la strada s’inerpica, aumento. Una progressione che non capisco, bello. Le gambe girano, guardo il Garmin e non ci credo. Sto salendo a 4’:35” al chilometro. Parto con i conteggi, il culmine della salita è a metà percorso circa e quindi se scollino con la media dichiarata posso far meglio perché poi è discesa, bello. I miei compagni si fermano spesso, mi danno acqua e tifo (sostegno, non malattia). Bello. Puntano su me, mi riempio di gioia, neanche mi piace essere al centro dell’attenzione….. Inizia l’ultima rampa e col sorriso la mangio. Discesa wooow, 4’00”, 3’50”, 3’.30” non esagerare Simo, stai sui 4’ e qualcosa. Ok. Sorpasso altri corridori, vaiiiii. Arrivo al cambio con Mirio e ho pareggiato i conti del mio amico Russell Ciocaro, sono felicissimo. Ora Mirio dovrà mantenere e tutto quel che farà sarà regalato ai nostri compagni del Van 2 e questo è quanto, non gli passiamo una patata bollente, ma un tempo in linea con le nostre più rosee aspettative.
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Figura 7 Barbara in piena progressione. |
Il nostro compito è finito, l’ultimo blocco di staffette tocca al Van 2. Ci guardiamo per qualche attimo con l’espressione più serena, siamo con la coscienza a posto, tuttavia non stiamo bene perché siamo in ansia per l’esito finale. Ale era stato male, si è ripreso, ma è un incognita, il mitico Giorgio ha fatto una tappa in più; avete presente correre 11 chilometri, aspettare quattro ore, correrne 9, fare un turno di riposo di soli quaranta minuti poi altri 10 e dopo quattro ore ulteriori 10!? Roba da mati.
Poi c’è stato il Cen che alla fine della sua seconda tappa è stato male, appena transitata la zona cambio si è appoggiato ad una staccionata ed ha vomitato l’anima ed a lui spetta la chiusura della gara.
Deve arrivare in spiaggia e si porterà addosso tutto e tutti; avete presente l’ultimo rigore in una finale di coppa del mondo? …
C’è un’atmosfera bellissima a Seaside, una spiaggia enorme con un sacco di gente. Per entrare ti perquisiscono e per bere una birra devi essere maggiorenne, anzi anche per vedere chi beve la birra devi essere maggiorenne, tant’è che le zone chiosco sono recintate. Andiamo in spiaggia vicino all’arrivo, fremiamo per l’incontro con gli altri, ma soprattutto per vedere il Cen transitare sul traguardo per poi raggiungerlo, alzarlo sulle nostre spalle e transitare nuovamente per le foto di rito.
Volete sapere come è andata? Se Ale è stato bene da onorare le proprie dichiarazioni sui tempi? Se Giorgio ha tenuto botta dopo un mare di chilometri? Se il Cen è arrivato in spiaggia con il vento contro, in tempo per farci gridare “evvivaaaaaaa!!”? E per meritarsi i nostri abbracci?
Si, è successo tutto questo e noi non stavamo nella pelle!
Grande Cen e Grandi tutti.
Van 1 (i discoli)
Matteo Bortolaso + 5 minuti e 35 secondi di ritardo sul dichiarato (ci ssa che conti l’avea fato!).
Luca Pallavicini – 8’.17” di anticipo (volea n’dar a nosse).
Fabrizio Paterniti – 7’.20”(n’altro che voleva far bella figura).
Federico Zanardi +2’.42” (gnanca mal, solo un fil ambizioso ).
Io – 56” (onesto … che da noi si chiama ingenuo).
Paolo Ferrari – 6’.7”(tutti stessi, yà dichiarà tempi da ottuagenari).
Costanza Perali (ottimo rapporto qualità prezzo, l’ha nà portà in giro tutta notte a costo zero, grazie Co).
Van2 (i prof):
Stefano Stanzial (prima tappa un aereo, seconda un corridor e l’ultima un pescador, ma con la somma dei tempi in linea).
Giorgio Fedele (4 tappe, bravo, bravo e bravo! L’eroe della nostra avvenura).
Alessio Finetto (bravo, non ha mai corso, sarebbe un ciclista).
Maico Scalco (la tenacia).
Barbara Bertola (la più costante in assoluto di tutti, non ha sgarrato di un secondo, impressionante, davvero affidabile).
Francesco Pisciotta (il cuore).
Fernanda Braga (le foto più belle del mondo).
Classifica assoluta: KM SPORT ITALIA 71esimi, in 23:51:57, su 1023 equipaggi.
Classifica Men’s Open: 15esimi su 260 equipaggi.
Malgrado le pisciate nel bosco … Roba da matti!
Simone Cartom Crema